Fondi risk parity: un primo bilancio

by Silvio Bencini

Negli ultimi due anni si è diffuso l’interesse per le strategie “risk based” e in particolare per quelle cosiddette “risk parity” grazie anche ai buoni risultati che i prodotti così etichettati hanno ottenuto.

Queste strategie si declinano con diversi metodi di “parificazione del rischio”, ma tutte si sostanziano nell’idea di bilanciare i portafogli non in funzione del rapporto fra rischio e rendimento atteso delle diverse asset class, ma solo in base al contributo di ciascuna attività al rischio del portafoglio.

Il metodo più semplice è pesare ogni asset class in funzione del reciproco della propria volatilità. In tal modo, immaginando due sole asset class, azioni globali e obbligazioni a lungo termine, le prime con una volatilità del 15% e le seconde con una volatilità del 6%, si ottiene il classico portafoglio bilanciato prudente con circa 30% di azioni e la differenza in obbligazioni.

Rimandiamo alla scheda tecnica per una descrizione delle diverse modalità di realizzazione e un riassunto del dibattito accademico sull’argomento.

Qui proviamo a fare un primo bilancio, considerando che le strategie risk parity hanno cominciato a venire tradotte in prodotti d’investimento solo recentemente, e prevalentemente dopo la crisi del 2008.

Nella valutazione dei risultati vanno fatte due considerazioni preventive.

La prima è che il track record è breve, e soprattutto beneficia di un periodo favorevole per i mercati finanziari, grazie alle crescenti iniezioni di liquidità delle banche centrali e (per le azioni) dei valori di partenza molto bassi.

La seconda è che poiché le strategie “risk parity” tendono a costruire portafogli poco esposti all’azionario riescono a produrre rendimenti elevati solo se  associate a una leva finanziaria, cosa che invece non è presente nei prodotti che esaminiamo.

Per questo primo bilancio abbiamo messo a confronto sei fondi che dichiarano una strategia “Risk parity”, e cioè Raiffeisen 337 Strategic Allocation , Invesco Balanced Risk allocaton, 1741 Bank Global Diversification, Lyxor ARMA, Lombard Odier All roads e Duemme Systematic Diversification. Per tutti i fondi abbiamo scelto la classe istituzionale o più economica.

Come benchmark abbiamo utilizzato una semplice combinazione dell’indice azionario mondiale MSCI e dell’indice obbligazionario dei titoli di Stato dell’area euro JP Morgan All maturities Investment Grade, in proporzioni del 30 e 70%.

Nell’utilizzare un benchmark così semplice in un certo senso favoriamo i fondi risk parity, perché queste strategie si basano su una diversificazione fra asset class diverse e rischiose (obbligazioni  corporate high yield , azioni e obbligazioni dei mercati emergenti, materie prime, immobiliare quotato) alcune delle quali in questi anni hanno avuto rendimenti eccezionalmente positivi.

I track record disponibili, quanto meno quelli pubblici, sono corti. Il fondo Raiffeisen 337 Strategic Allocation è l’unico ad avere 5 anni di vita, Invesco Balanced Risk Allocation e 1741 Global Diversification sono stati lanciati rispettivamente  nel settembre 2009 e novembre 2009, Lyxor Arma nel maggio 2010 e Lombard Odier All Roads e Duemme Systematic Diversification a fine 2011 e inizio 2012.

Per rendere comparabili visivamente queste storie di rendimento abbiamo perciò posizionato nel grafico l’andamento della quota di tutti i fondi partiti dopo Raiffeisen 337 allo stesso livello che aveva la quota di questo fondo al fine mese della loro partenza.

Come si può vedere dal grafico il fondo Raiffeisen ha una perdita molto più elevata del portafoglio bilanciato fino al marzo 2009, ma poi recupera  ampiamente nei quattro anni successivi. I fondi Invesco e Duemme dalla partenza hanno un andamento molto simile al Raiffeisen, mentre Lombard Odier e 1741 hanno un andamento più moderato e più simile al nostro benchmark bilanciato.

Nella tabella sono riportate alcune statistiche di performance, da prendere con molta cautela perché sono tutte troppo brevi per essere statisticamente significative.

Notiamo innanzitutto che i rendimenti sono tutti positivi, e superiori al tasso senza rischio (qui posto, arbitrariamente, pari al 1% all’anno).

Sui periodi più lunghi il rendimento corretto per il rischio (indice di Sharpe) del nostro benchmark è uguale a quello di Invesco, superiore a quello di Raiffeisen e leggermente inferiore a quello di 1741. Lyxor ARMA ha un rendimento medio molto basso, metà di quello degli altri fondi, ma compensa con una volatilità ancora inferiore. Solo Duemme Systematic Diversitication ha un indice di Sharpe analogo (e migliore fra tutti), ma con un rendimento in linea con i concorrenti (ricordiamo, su un periodo molto breve e poco significativo).

In conclusione, i fondi risk parity hanno offerto rendimenti certamente positivi, ma non diversi da una strategia passiva e limitata a due sole asset class, cioè azioni globali e bond governativi europei. Per ora sembrano più un modo nuovo di convincere gli investitori a detenere un portafoglio prudentemente diversificato  (il che è già molto, in verità) che non una nuova ricetta miracolosa.

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